Fate tacere quelle voci

Azzittire i dissenzienti con la forza.

S.A.S. e Forum anti-sette abusano degli organi di giustizia per impedire la libertà di pensiero e di espressione di chi dissente col loro operato?

Da decenni ormai i cosiddetti gruppi “anti-sette” stanno conducendo una campagna di allarmismo sociale sul presunto “pericolo delle sette”. Non è sempre stato così, nell’Italietta cattolica del dopo guerra fino a buona parte degli anni 70, quasi non si parlava di sette.

Lo spartiacque l’ha fissato nel 1981 la sentenza n. 69 della Corte Costituzionale che abolì il reato fascista di plagio. Un giudizio di legittimità promosso da un giudice romano nell’ambito di un procedimento penale contro il sacerdote cattolico don Emilio Grasso, accusato da alcuni genitori di aver plagiato i figli minorenni. Don Grasso, fondatore e anima della Comunità Redemptor Homis (www.missionerh.it) che gestisce tuttora, fu assolto e prosciolto da ogni accusa.

Questo non significa che prima di quella data non esistesse l’intolleranza religiosa e non ci fossero persecuzioni verso il pensiero religioso alternativo a quello del cattolicesimo imperante. Ma all’epoca e da molto tempo, l’Italia era ossequiosamente cattolica e, in barba alla costituzione repubblicana, la Chiesa romana agiva come religione di Stato, quindi bastava a sé stessa per reprimere le “derive settarie” e tenere al loro posto (nei ghetti) coloro che avevano la pretesa di invocare la libertà di pensiero e di religione.

Per dare un esempio del clima “pre-anti-sette” di cui si parla, ricicliamo una citazione apparsa tra i commenti di Agenzia Radicale e presa dal periodico gesuita Civiltà Cattolica del 1887:

“[…] il giudaismo non è più una religione. Fatta eccezione di qualche vecchio rantuloso e di qualche donna ignorante, giacché le donne ebree di religione non sanno nulla, il gran nulla,  fatte queste eccezioni, gli ebrei di qualche levatura non adorano altro Dio, che il dio quattrino. La loro non è una credenza religiosa, è una società commerciante…”.

A parte questo, l’attività “anti-sette”, non era cosa comune fino agli anni 80 del secolo scorso. Fu dopo la sentenza della Consulta che nacquero le prime associazioni “anti-sette”, che cominciarono subito a lamentare un presunto “vuoto normativo” e a pretendere la reintroduzione del reato di plagio.

Ma negli anni 80 e per buona parte degli anni 90, le associazioni “anti-sette” italiane erano ancora piuttosto maldestre, poco presentabili o non credibili. Esistevano pochi gruppuscoli come l’ARIS Nazionale e l’ARIS Veneto, composti da facinorosi senza alcuna competenza specifica. Gente che si era resa responsabile di azioni delittuose, come sequestri di persona e violenze fisiche e psicologiche (si veda “Forum anti-sette e i sequestri di persona - 1° atto”, “2° atto” e “3° atto”).

Vi era anche il gruppo “anti-sette” cattolico GRIS (Gruppo di Ricerca e Informazione sulle Sette), diffuso su tutto il territorio nazionale, ma impegnato quasi esclusivamente, almeno all’epoca, a contrastare i Testimoni di Geova.

Il resto dell’attività “anti-sette” era cosa marginale e isolata a pochi individui che perlopiù facevano riferimento al GRIS o all’ARIS.

Questa esposizione non ha la pretesa di essere una dissertazione scientifica particolareggiata e precisa, rimane il fatto che fu verso la fine degli anni 90 e nei primi anni del nuovo millennio che nacquero le varie associazioni “anti-sette” tuttora attive. Si tratta di microgruppi gestiti da pochi individui prevalentemente senza qualifiche, ma l’avvento di Internet e la compiacenza di giornalisti poco scrupolosi ne hanno facilitato la visibilità.

Questi gruppi, come vedremo in seguito, nel corso degli anni, hanno messo a punto e affinato un nuovo metodo ed una struttura più organizzata e perniciosa per condurre la campagna contro le “sette”.

E’ stato nella seconda metà degli anni 90 che gli esponenti dei gruppi “anti-sette” si sono infiltrati nelle istituzioni e sono diventati “consulenti” del Ministero dell’Interno, di alcune forze di polizia e dei servizi segreti.

consulenti SISDE

Contatti tra gli enti di polizia e gli “anti-sette” ci sono stati anche in precedenza, particolarmente con esponenti della DIGOS, che all’epoca si occupava anche del cosiddetto “settarismo”, ma tali contatti non erano organizzati né estesi sul territorio nazionale.

Il nuovo corso

L’avvio della collaborazione con le autorità centrali ha dato inizio ad un nuovo corso e ad un nuovo livello di influenza, fino a culminare, alla vigilia del giubileo del 2000, nel famigerato rapporto del Ministero dell’Interno sulle “Sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia” (si veda “Allarmismo di Stato”).

Nel 2006, con l’avvento della S.A.S. (Squadra Anti-Sette, Ministero dell’Interno), fondata dall’allora Capo della Polizia Gianni de Gennaro (vedere “La Squadra Anti Sette” e “Squadra Anti Sette e Costituzione”), i rapporti tra gli “anti-sette” e lo Stato furono istituzionalizzati. Alcuni dei rappresentanti di questi microgruppi “anti-sette” vennero addirittura nominati ufficialmente dalla S.A.S. come referenti privilegiati dai quali attingere informazioni sui movimenti religiosi che venivano indiscriminatamente considerati “sette”.

Il principale di questi referenti privilegiati è il prete cattolico don Aldo Bonaiuto, con buona pace del conflitto di interesse. Si veda “Squadra Anti Sette, gruppi anti-sette e plagio” e “I referenti della SAS”.

Con questo nuovo assetto, la S.A.S. e i vari “anti-sette”, cominciando da Bonaiuto e dal Forum anti-sette, hanno posto in essere un meccanismo perverso, ben più efficiente di quello attuato dai gruppi che operavano senza l’avallo delle autorità negli anni 80 e 90.

L’appoggio ricevuto dalla S.A.S., e perfino la sola esistenza di un simile forza di polizia, a nostro parere incostituzionale, ha facilitato il contatto degli “anti-sette” con i media e con i politici e, di conseguenza, con alcuni magistrati d’assalto.

S.A.S., gruppi “anti-sette”, giornalisti, politici e magistrati, sono gli ingranaggi di un meccanismo che permette di accumulare informazioni grezze e non verificate rendendole in qualche modo ufficiali, quindi di sollecitare denunce e relazioni anonime, orchestrare campagne giornalistiche, istigare la nascita di procedimenti giudiziari e, nel contempo, rendere più pressante la richiesta di reintrodurre il reato di plagio o manipolazione mentale nel nostro ordinamento. Ingranaggi che permettono di stritolare le libertà di credo, pensiero ed espressione costituzionalmente sancite; proprio quelle libertà che i servitori dello Stato coinvolti dovrebbero proteggere e garantire.

Con un simile meccanismo all’opera, anche i gruppi non ufficialmente cooperanti con la S.A.S., e perfino singoli individui che vogliano sfogare la propria ostilità verso qualsiasi movimento che possa essere arbitrariamente chiamato “setta”, trovano terreno fertile per contribuire alla campagna “anti-sette”.

Per citare solo un paio dei molti episodi accaduti, la vicenda della presunta “psicosetta” Arkeon, analizzata in vari articoli sul blog http://pensieribanali.blogspot.it, e quella della MISA Yoga, trattata nell’articolo “MISA Yoga, Forum antisette e SAS”, dimostrano come il meccanismo descritto sopra, attivato dalle informazioni allarmistiche, fuorvianti e false diffuse dagli “anti-sette”, possa condurre alla demonizzazione di qualsiasi gruppo e montare processi farsa fondati sul nulla.

Sono ormai moltissime le vicende che sono costate milioni e milioni di euro all’erario e che hanno causato sofferenze e danni incalcolabili a centinaia di persone che si sono viste rovinare la vita grazie all’opera impunita di questi signori del pettegolezzo.

La cura per i dissidenti

Negli anni 80 e 90 il fronte degli “anti-sette” era frastagliato e litigioso, ma l’esito di questi contrasti si riduceva alla semplice disunione. Ma il nuovo assetto del fronte “anti-sette” ha reso possibile anche un altro effetto che in precedenza non era pensabile.

Quando i gruppi “anti-sette”, e in particolar modo il Forum anti-sette referente della S.A.S., hanno dei contrasti con colleghi o ex-amici non allineati con la strategia ufficiale di questa congrega, non si limitano a litigare, ma gli riservano lo stesso trattamento utilizzato per le “sette”: diffondono denuncie anonime, gli scatenano contro la stampa, poi, con l’aiuto della stessa S.A.S., presentano querele “pilotate” e istigano farseschi procedimenti giudiziari contro di loro.

Vediamo nel dettaglio come viene attuato questo metodo per azzittire le voci dissenzienti.

Un paio di settimane fa Agenzia Radicale ha pubblicato un articolo dal titolo “Persecuzione e campagne anti-sette: intervista a Raffella di Marzio”.

Nell’articolo/intervista la d.ssa Di Marzio informava di aver chiesto di essere cancellata dall’Ordine degli psicologi. Spiegava di essere giunta a questa decisione a causa di una serie di esposti pretestuosi presentati contro di lei da quando si era iscritta all’Ordine tre anni prima. Esposti che, come vedremo in seguito, provenivano da esponenti del Forum anti-sette. Anziché tutelarla da questi esposti pretestuosi, l’Ordine accoglieva le tesi accusatorie e la costringeva a difendersi ripetutamente da addebiti palesemente infondati.

Per buona parte degli anni 90 la d.ssa Di Marzio è stata un’esponente convinta e attiva del GRIS. In seguito, allontanatasi dal GRIS per dei contrasti, ha sviluppato contatti e collaborazioni con gli esponenti di altre associazioni “anti-sette”, incluse quelle che oggi compongono il Forum anti-sette.

A seguito di alcuni incidenti, la studiosa ha constatato che la sua idea di “ricerca e studio” era piuttosto diversa da quella dei componenti delle associazioni del settore che aveva conosciuto. Si è accorta che lo “studio e la ricerca sulle sette o nuovi movimenti religiosi” da parte dei cosiddetti gruppi “anti-sette” si riducevano sempre alla demonizzazione di questi movimenti, alla ricerca sistematica e alla fabbricazione di storie allarmanti che potevano essere usate per far pubblicare della stampa sensazionalistica, far promuovere azioni giudiziarie per lo più infondate e sollecitare quindi la reintroduzione del reato di plagio e/o manipolazione mentale.

In pratica la d.ssa DI Marzio ha scoperto il meccanismo di cui abbiamo parlato poc'anzi e non lo condivideva. Lei, i gruppi considerati “sette”, preferiva studiarli veramente, comprenderli e dialogare. Aveva maturato questo convincimento, modificando un approccio in precedenza più estremista, dopo aver osservato che non erano tutte “sette” quelle che venivano ritenute tali e che troppo spesso esperienze spirituali e religiose rispettabili venivano aggredite senza nemmeno essere conosciute.

Il suo modo di vedere ed operare era (ed è) poco gradito alle associazioni “anti-sette”, che escludono tour court il dialogo e il contatto con quei gruppi che invariabilmente considerano “sette” distruttive, criminogene, plagianti e da eliminare.

Per questo “grave peccato” la d.ssa Di Marzio ha ricevuto denunce anonime, querele, esposti all’Ordine degli psicologi ed è stata oggetto di attacchi su Internet e sui media.

Nel 2008, mentre stava conducendo una ricerca sul gruppo Arkeon, la d.ssa di Marzio si è trovata suo malgrado coinvolta in un'indagine che la Procura di Bari stava conducendo contro questo movimento su istigazione dell’associazione CeSAP, che da tempo conduceva un’aggressiva campagna mediatica contro Arkeon.

La vicenda è ben riassunta in un recentissimo articolo a firma Di Marzio pubblicato sul sito del CESNUR col titolo “Le confessioni del ‘mostro allo specchio’. Arkeon, le Associazioni anti-sette e l’Ordine degli Psicologi: un’esperienza personale”.

A quel punto, il meccanismo di “eliminazione dei dissidenti e non allineati” usualmente attuato dal Forum anti-sette è entrato in funzione. Gabriella Monaco, rappresentante di un fantomatico Comitato Vittime Psicosette patrocinato dal CeSAP, ha mandato un fax al Procuratore Francesco Bretone di Bari denunciando che la d.ssa Di Marzio, definita “studiosa” tra virgolette, faceva una “preoccupante promozione del metodo Arkeon”, che era “vicina a Moccia” (il “guru” della “setta”), che operava un “sistematico scoraggiamento delle vittime”, che a causa sua “testimonianze chiave vengono neutralizzate e ricondotte all’ovile” (nella “setta”).

Nel fax si insinuava che la d.ssa Di Marzio fosse dedita “all’inquinamento di prove testimoniali”, svolgesse attività di “ostacolo alla giustizia”, che fosse in combutta con gli indagati e che fosse in qualche modo parte della “setta”.

fax cesap

Gabriella Monaco è una creatura della d.ssa Tinelli, membro de facto del Forum antisette e unica rappresentante di questo cosiddetto comitato. In questo articolo e negli altri della serie viene descritto esaurientemente chi sia costei.

Ovviamente l’interessata, d.ssa Di Marzio era completamente all’oscuro di tutte queste accuse e delle varie segnalazioni dello stesso tenore che i componenti del CeSAP facevano al magistrato inquirente.

Per effetto di queste denunce anonime, la d.ssa Di Marzio fu indagata per associazione per delinquere e il suo sito fu posto sotto sequestro; salvo poi essere prosciolta quasi tre anni dopo nel marzo 2011.

Archiviazione

In pratica tutte le illazioni e le accuse contenute nella lettera precedente e nelle varie segnalazioni del CeSAP sono state considerate infondate quali notizie di reato. Ma chi ha pagato i danni causati da questo atto persecutorio? Il CeSAP? La sua presidente d.ssa Lorita Tinelli? Gabriella Monaco? Ovviamente nessuno.

Il processo contro Arkeon si è concluso il 16 luglio 2012 con una sentenza che ha assolto gli imputati da tutti quei reati che li dipingevano come una “pericolosa psicosetta”. L’unica condanna riguardava l’abuso di professione di psicologo, che niente ha a che vedere con le accuse di truffa, violenza, circonvenzione e abusi, tanto care al Forum anti-sette. La procura non ha impugnato le assoluzioni, quindi a questo riguardo la sentenza è definitiva.

Alla luce di questo pronunciamento, le accuse e le denunce anonime mosse contro la d.ssa Di Marzio per azzittirla risultano ancora più infondate e più infamanti.

Il caso della d.ssa Di Marzio non è certo l’unico. Più o meno nello stesso periodo in cui il CeSAP istigava il Procuratore Bretone contro la d.ssa Di Marzio, la d.ssa Tinelli ha messo in atto lo stesso scherzetto anche con un’altra studiosa di movimenti religiosi che non si atteneva alla strategia “settificante” contro Arkeon stabilita dal Forum anti-sette e dalla S.A.S., la d.ssa Silvana Radoani.

Anche nel suo caso, la d.ssa Tinelli ha mandato una “segnalazione cautelativa” via fax al Procuratore Francesco Bretone, ovviamente con copia per l'allora presidente dell’Ordine degli Psicologi della Puglia, dr. Giuseppe Luigi Palma e uno per la presidente dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia Romagna, d.ssa Manuela Colombari.

copertina fax cesap

Il documento intero lo si può visionare e scaricare qui.

Dopo questa “segnalazione cautelativa” (per cautelare chi e da cosa?), il CeSAP ha continuato il suo tentativo di demolizione presentando numerose altre denunce contro la d.ssa Radoani, come la stessa riferisce e documenta sul sito radoani.ilcannocchiale.it.

Il lavorio degli “anti-sette” per neutralizzare queste voci fuori dal coro non si limitava alle segnalazioni anonime inviate al dottor Bretone o alle denunce in generale. Infatti, mentre le indagini istigate dalle segnalazioni del CeSAP languivano e il sito della d.ssa Di Marzio era sotto sequestro, la d.ssa Tinelli del CeSAP ironizzava sulla situazione e diffondeva su internet la falsa accusa che la d.ssa Di Marzio fosse “il guru in pectore di una setta”.

email Tinelli

In questa e-mail la d.ssa Tinelli si riferiva ad un convegno dell’ICSA (International Cultic Studies Association) dal titolo “Nuovi culti e sette nella società: prevenire, informare, assistere”, tenutosi a Roma il 18 e 19 settembre 2010, al quale la d.ssa Di Marzio avrebbe preso parte. Achille Aveta, simpatizzante e collaboratore del Forum anti-sette, aveva fatto sapere al Forum che l’allora Ministro dell’Interno Roberto Maroni era stato invitato al convegno.

In seguito il Forum si premurò di diffondere tra politici e giornalisti la notizia che una “indagata per associazione per delinquere” sarebbe intervenuta al convegno.

Né la campagna anti-Di Marzio si limitava a denunce anonime e diffusione di notizie infamanti via e-mail. Le petulanti azioni di disturbo includevano anche messaggi di membri del Forum anti-sette inviati sotto falso nome al blog della d.ssa Di Marzio per contrastare ciò che scriveva. Quello che segue l’ha spedito anonimamente Emanuela Fontana, vice-presidente dell’ARIS Toscana proprio mentre la d.ssa Di Marzio veniva prosciolta dal tribunale di Bari.

email Fontana

Quest’altro invece l’ha spedito allo stesso blog usando l’e-mail della figlia Elena.

email Fontana

Tra il primo e il secondo messaggio è passato un anno, durante il quale le “azioni di disturbo” si sono susseguite senza soluzione di continuità.

Da notare che, nel secondo messaggio, Emanuela Fontana riferiva tra l’altro di non essere stata in grado di fornire “casi” al giornalista David Murgia, quello del programma “Vade Retro” di TV 2000 (oggi sospeso, ce ne occuperemo in futuro). Ma come? L’ARIS Toscana, referente italiano per l’europea FECRIS, che dichiara altrove di “ricevere centinaia di segnalazioni di vittime delle sette”, non aveva "casi" da fornire ad un giornalista che li chiedeva?

Torniamo alla questione dell’imbavagliamento delle voci sgradite. Dicevamo che nel marzo 2011 la d.ssa Di Marzio era stata prosciolta dal tribunale di Bari per infondatezza delle accuse che le aveva mosso il CeSAP.

Ma pochi giorni dopo, la d.ssa Tinelli del CeSAP rivela in forma del tutto riservata ai componenti del Forum anti-sette, di essere stata convocata dall’Ordine degli Psicologi del Lazio per “avere notizie su cosa sia accaduto riguardo la Raffaella di Marzio”.

email Tinelli - Ordine Psicologi

Ipocritamente la d.ssa Tinelli aggiungeva “ancora una volta mi tocca il faticoso ruolo di persona informata sui fatti”. Un ruolo che poteva evitare tranquillamente se il 5 maggio 2010 non avesse presentato lei stessa un esposto all’Ordine degli Psicologi del Lazio contro la d.ssa Di Marzio.

Giuseppe Luigi PalmaVale la pena notare che l’Ordine laziale non aveva ancora informato la d.ssa Di Marzio dei provvedimenti che stava prendendo nei suoi confronti, mentre dava spazio alla d.ssa Tinelli per integrare il suo esposto con notizie riguardo “l’indagine su di lei della Procura di Bari”. Indagine che, alla data della convocazione della d.ssa Tinelli, vedeva la d.ssa di Marzio prosciolta da ogni accusa.

I membri del Forum anti-sette hanno presentato in seguito altri due esposti all’Ordine degli Psicologi del Lazio contro la d.ssa Di Marzio.

Dopo la d.ssa Tinelli, anche Maurizio Alessandrini, presidente della FAVIS e referente privilegiato della S.A.S., ha presentato un esposto e, da quanto si legge nelle seguenti e-mail, sembra ci fosse una certa familiarità col presidente dell’Ordine degli Psicologi Nazionale dr. Giuseppe Luigi Palma (precedentemente presidente dell’Ordine pugliese, costituitosi parte civile nel processo contro Arkeon).

email Alessandrini - Ordine

email Alessandrini - Ordine

email Alessandrini - Ordine

Alessandrini ha scritto nella conclusione del suo esposto che l’intento era di salvaguardare le cosiddette “vittime delle sette” dalla “confusione” creata “dall’atteggiamento reiterato da parte della” d.ssa Di Marzio.

«In conclusione, tale atteggiamento, reiterato nel tempo da parte della stessa e peraltro supportato da alcuni gruppi settari ben organizzati, sta creando molta confusione e danni tra le vittime dei cosiddetti culti abusanti nonché tra le parti civili di quei processi già in corso e che vedono alla sbarra membri di organizzazioni ritenute settarie. La stessa Dott.ssa Di Marzio si è fatta referente di taluni di questi gruppi, accettando anche il ruolo di testimone degli imputati, benché a conoscenza di una precisa presa di posizione dell’Ordine cui appartiene contro gli imputati stessi, come risulta  in atti, dal procedimento penale n° 6445/06 R.G.N.R. presso la Procura della Repubblica Bari. Si allega, inoltre, al presente esposto, dvd contenente l’intervento del Presidente del Consiglio Nazionale degli Psicologi, Dott. Giuseppe Luigi Palma, nell’ambito della trasmissione televisiva Mi manda Rai 3 del 13 ottobre 2006, visionabile anche alla pagina web http://vimeo.com/17949005 

In ultimo, tale continua denigrazione dell’operato delle nostre associazioni e di conseguenza dei professionisti che operano dal di dentro e in collaborazione, rischia di rendere sempre più difficile il nostro lavoro di ascolto, supporto e accoglienza.

 

Rimini, lì 21 novembre 2011                 

In fede
Maurizio Alessandrini»

In realtà, dal tono canzonatorio delle e-mail sopra riportate, è evidente che l’esposto aveva lo scopo di azzittire la d.ssa di Marzio, non certo tutelare qualcuno da presunti abusi.

Segnalazioni, querele, esposti e azioni di disturbo non sono tutte reazioni spontanee di un gruppo di intolleranti “anti-sette”. Le più persecutorie tra queste azioni sono frutto di una linea operativa concordata e coordinata con i dirigenti della S.A.S..

Fin dalla costituzione della S.A.S. avvenuta il 2 novembre 2006, il Forum anti-sette ha intrattenuto rapporti con l’allora dirigente nazionale d.ssa Tiziana Terribile, in seguito sostituita dalla d.ssa Maria Carla Bocchino.

Maria Carla BocchinoIl 21 settembre 2007 tutti i rappresentanti delle associazioni costituenti il Forum: Lorita Tinelli (CeSAP), Maurizio Alessandrini (FAVIS), Milena Bolgan e Mario Martini (ARIS Veneto), Mario Pierotti, Emanuela Fontana e Maria Pia Gardini (ARIS Toscana), hanno partecipato a Roma ad un incontro “strategico” con la d.ssa Maria Carla Bocchino nella sede della S.A.S., per elaborare la strategia operativa da adottare. In quell’occasione Alessandrini fu nominato referente della S.A.S. a nome del Forum anti-sette.

Alessandrini ha operato in questo ruolo da allora. Eccolo infatti mentre informava in modo “URGENTE e RISERVATO” gli altri componenti del Forum anti-sette di aver “appena terminato una telefonata di 25 minuti con la dirigente della SAS, d.ssa Maria Carla Bocchino, con la quale ha esaminato il “problema Di Marzio” e come occuparsene.

email Alessandrini - Bortot

Per essere certi di “ottenere l’avvio dell’attività investigativa, la d.ssa Bocchino gli ha consigliato di presentare un esposto e indirizzarlo alla “Polizia di Rimini – Squadra Mobile, Dr. Franco Vendramino Bortot, referente della SAS”, quindi di “inviarlo anche via email al dirigente della SAS”.

Iniziative simili, come si vede nella seguente e-mail, ne avevano già coordinate altre con la d.ssa Bocchino

email esposto FAVIS

La “nota integrativa e RELAZIONE FORUM x Senato e SAS” di cui scrivevano Maurizio Alessandrini e Sonia Ghinelli della FAVIS si può consultare nell’articolo “Denunce anonime”.

In queste altre e-mail i membri del Forum anti-sette hanno concordato come doveva essere redatto l’esposto concordato con la d.ssa Bocchino per essere “efficace”.

email esposto Tinelli

email esposto Alessandrini

A quanto pare, i componenti del Forum anti-sette, non ricevevano solo aiuto e suggerimenti su come operare per azzittire le voci sgradite, ma venivano anche in possesso di informazioni riservate sull’andamento delle indagini nei confronti  delle persone indagate.

email Tinelli indagini

Alla fine l’esposto concordato con la d.ssa Bocchino è stato presentato come da lei suggerito alla Procura della Repubblica di Rimini a firma Maurizio Alessandrini. Eccone un estratto.

Alessandrini querela 1

Alessandrini querela 2

Alessandrini querela 3

Questo è solo uno dei vari esposti “pilotati” che sono stati presentati dal Forum anti-sette per dare inizio a procedimenti giudiziari che dovrebbero sortire l’effetto di far tacere chi dissente col loro operato.

Come si può vedere dai documenti fin qui pubblicati, l’elenco delle persone nel mirino del Forum anti-sette è piuttosto nutrito, ma ci sarebbero altri nomi da aggiungere. Il comun denominatore delle persone aggredite dal Forum anti-sette e dalla S.A.S. è il fatto di non condividere il metodo di diffondere panico e allarmismo attuato per denunciare una finta emergenza “sette” e giustificare, quindi, l’approvazione di leggi inutili e incostituzionali.

Le dichiarazioni perbeniste ufficiali con le quali vorrebbero darsi un’immagine di persone ragionevoli che operano per il benessere della collettività, si infrangono contro l'evidenza della vera natura degli intenti che perseguono. Il vero animo con cui operano è ben descritto in questa breve e-mail spedita alla vice-presidente dell’ARIS Toscana, Emanuela Fontana, da uno dei membri del Forum di nome Gina Benfatto che ora vive negli Stati Uniti.

email Fontana - Benfatto

Non è un caso isolato. Anche Alessandrini dimostra in quest’altra e-mail il vero spirito che lo anima.

email Alessandrini

Anche Giovanni Ristuccia, membro marginale del Forum Anti-sette e presidente della micro-associazione SOS Antiplagio di Novara, non è da meno quanto a “spirito umanitario”.

email Ristuccia

Uno stillicidio di segnalazioni, denunce anonime, esposti, querele; una diffusione continua di notizie malevole operata tramite e-mail e contatti personali con politici, magistrati e giornalisti; un interminabile sequela di dichiarazioni allarmanti diffuse tramite trasmissioni televisive, radiofoniche, giornali, riviste, conferenze, convegni. Tutto questo col beneplacito e la supervisione di una forza di polizia quanto meno abnorme, se non evidentemente incostituzionale, sta venendo attuato per demonizzare i gruppi religiosi, spirituali ed esoterici che questi signori considerano “sette”.

Ma, come abbiamo visto, sta venendo usato anche per limitare la libertà di pensiero ed espressione di coloro che, pur non essendo parte di nessuna delle presunte “sette”, si esprime a sfavore di questo modus operandi, o anche solo “pretende” di voler fare ricerca seriamente e studiare senza pregiudizi le espressioni di religiosità e spiritualità diverse da quelle tradizionalmente accettate.

Il problema degli “anti-sette” è che, ben lungi dall’agire come studiosi e ricercatori, considerano nemici tutti coloro che non condividono la loro visione del soggetto religione o delle “sette”.

Lo stesso vale per chi li sostiene e li consiglia. Non a caso, il funzionario S.A.S. Bruno Zambon, scrivendo alla vice-presidente dell’ARIS Toscana Emanuela Fontana, il 28 aprile 2012, in riferimento ad un’interrogazione parlamentare che criticava gli “anti-sette”, ha parlato di “contrastare il potere del nemico e di “non mollare anche se dovessimo rimanere da soli e visti come pazzi visionari”.

Questo evidenzia una forma mentis per niente neutrale e super partes; un approccio che non si addice affatto a pubblici ufficiali che dovrebbero rispettare e far rispettare la legge, iniziando dalla Costituzione, senza pregiudizi.

A nostro avviso, oltre a configurasi l’illecito del procurato allarme e della diffamazione aggravata, ci sarebbe da considerare l’abuso degli organi di giustizia e l’uso irregolare che fanno gli “anti-sette” della propria posizione di referenti privilegiati di una forza di polizia, quindi bisognerebbe valutare gli abusi che la stessa S.A.S. certamente commette nel prestarsi a questo gioco.

oOo

30 maggio 2013