Falsare statistiche per allarmare
Le campagne di propaganda allarmistica
dei gruppi “anti-sette”
È corretto basarsi sulle cifre riferite dalle associazioni che osteggiano i movimenti religiosi non tradizionali per giudicare il loro operato, senza ulteriori riprove? E’ corretto che lo Stato dia retta a queste campagne e si avvalga dei loro dati per conculcare i diritti civili sanciti dalla Costituzione? È ben riposta la fiducia che viene loro accordata e che comporta dispendio di denaro pubblico?
Le attività mediatiche e di propaganda dei gruppi “anti-setta” sembrano essere culminate e aver trovato una loro massima espressione nel convegno tenutosi a Roma il 12 Dicembre 2007, presso l’Università Europea, altrimenti nota come Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.
Alquanto emblematico appare fin dall’inizio il modo sensazionale in cui è stato pubblicizzato il convegno; eccone un esempio in questo articolo apparso in Internet su “Sabaudia In”.
L’immagine degli incappucciati su uno sfondo scuro ha il chiaro scopo di dare l’idea di un’atmosfera di pericolo, una sensazione di rischio, una percezione di insicurezza.
In una tanto prestigiosa e quasi sacrale cornice, si è espressa anche la massima ufficialità della Repubblica Italiana giacché, presenti fra i relatori oltre a esponenti di spicco del GRIS e della Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII”, vi erano anche l’allora Vice Presidente del Senato, On. MARIO BACCINI, il Dott. GIOVANNI SALVI (sostituto procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione), il Dott. FRANCESCO GRATTERI (direttore della D.A.C. – Direzione Anticrimine Centrale della Polizia di Stato), la Dott.ssa TIZIANA TERRIBILE (funzionario del Servizio Centrale Operativo, Ministero dell’Interno) e il tenente dei Carabinieri ENZO MOLINARO.
Sebbene il famigerato Rapporto del Ministero dell’Interno sulle “Sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia” del febbraio 1998, fosse ormai screditato e criticato da anni, ed esso stesso frutto di un allarmismo fasullo fomentato dai media che davano retta ai cosiddetti gruppi anti-sette, lo scopo del convegno era, ancora una volta, il presunto “allarme sette” e l'approccio era ancora in tutto e per tutto in linea col Rapporto ministeriale.
Il già citato Dottor FRANCESCO GRATTERI, infatti è un alto dirigente del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno, lo stesso dipartimento che ha prodotto il Rapporto e che dirige la S.A.S. (“Squadra Anti-Sette”) di cui Don Bonaiuto e colleghi son referenti.
L’obiettivo dichiarato del convegno era di esaminare il “fenomeno sette” dal punto di vista della sicurezza e della tutela sui minori, e valutare gli strumenti giuridici di “contrasto”. Fin dall’inizio dei lavori, l’avanzamento di altre realtà religiose, da subito classificate come “sette”, veniva considerato un fatto esclusivamente negativo, imputato all’eccessiva razionalizzazione che di Dio hanno fatto i cattolici, allontanandosi di conseguenza dalla Chiesa Cattolica stessa, ed è stato dunque proposto un ritorno, da parte loro, alla predicazione e ad una rivoluzione della liturgia della Chiesa che sia più coinvolgente e che dia più risposte.
L’intervento di GIOVANNI PAOLO RAMONDA (il sessuologo laico da poco eletto presidente della Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII”) è stato fin da subito innestato sulla linea propagandistica generalizzatrice portata avanti dai “gruppi anti-sette”: a suo dire, entrare in una “setta” equivale ad entrare in un mondo di pazzi, resi schiavi, manipolati e in qualche modo alienati. È sua opinione (ma non sono stati forniti dei reali dati statistici in proposito) che vi siano numerosi giovani nelle “sette” e che a Torino il 33% degli adolescenti conduca uno stile di vita fatto di spinelli, cannabis, cocaina, ecstasy, ecc.
Colpisce, sotto questo aspetto, la voluta assimilazione dell’uso di stupefacenti (comportamento universalmente riconosciuto e scientificamente dimostrato come dannoso per la persona) all’appartenenza a un movimento arbitrariamente catalogato come “setta”.
Il Dott. FRANCESCO GRATTERI, invece, ha accennato alla S.A.S. affermando che "l’istituzione di quest’ultima è stata possibile grazie ad un protocollo di intesa stipulato proprio con l’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (sic!) e l’istituzione di un numero verde, grazie al quale ci sono state denuncie a membri che si sono resi colpevoli di crimini".
Più avanti nel convegno, della S.A.S. ha fatto una descrizione più dettagliata la Dott.ssa TIZIANA TERRIBILE che, come prima cosa dopo aver preso la parola, ha ringraziato Don ALDO BUONAIUTO definendolo un punto di riferimento per la Polizia di stato relativamente al “problema sette”.
Menzionando il già citato Rapporto del Ministero dell’Interno sulle “Sette religiose e nuovi movimenti magici in Italia” del 1998, la Dott.ssa Terribile ha precisato che quei dati non sono più attuali. Cioè, considerava valido il Rapporto e la sua generale impostazione, ma riteneva i dati statistici non aggiornati. Infatti, durante il convegno sono state presentate le statistiche del gruppo anti-sette "Numero verde Anti Sette Occulte", dipendente dall’Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII”, diretto dallo stesso Don Buonaiuto.
Non entriamo nel dettaglio dei vari interventi fatti dai vari relatori poiché, senza eccezioni, trattavano della necessità di fronteggiare un'emergenza: quella delle “sette”, di cui davano per scontata l’esistenza.
Le statistiche presentate da Don Buonaiuto, a quanto pare, dovevano rappresentare le informazioni aggiornate sul “pericolo sette”, che sopperivano al fatto che i dati del Rapporto ministeriale del 1998 non erano più attuali. Tali statistiche si riferivano ai primi cinque anni di attività del “Numero Verte Anti Sette Occulte” dell’Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII”. Esaminiamone alcuni estratti.
Fin da subito, un osservatore critico nota una discrepanza, cioè che il totale dei "casi trattati, a volte accompagnati e seguiti dalle Forze dell’Ordine", ottenuto sommando i parziali divisi per 99 città riportati nel documento, sarebbe non 1.853, ma 1.268.
Questa cifra, inoltre, non quadra rispetto ai totali ottenuti sommando le “segnalazioni per regione” e “per macro-area”, che invece fra di loro coincidono e ammontano a 1.290 “casi”.
Ci si chiede con quale serietà e attenzione siano state compilate delle statistiche che tratterebbero di presunte “vittime delle sette”? Si dovrebbe trattare di persone in difficoltà che si rivolgono a questo “Numero Verde Anti Sette Occulte” per ricevere aiuto. Qual è il grado di competenza di questi "esperti" che sbagliano delle semplici addizioni aumentando di diverse centinaia i “casi” che si rivolgerebbero a loro per chiedere assistenza? Il totale dei "casi" che pubblicizzano durante un autorevole convegno nazionale differisce dalla somma reale di un terzo in più.
Ad ogni modo, sorvolando su quello che si può classificare per ipotesi come un errore, rimane il fatto che queste statistiche pongono un problema del tutto nuovo e quasi allarmante, poiché dimostrano la completa insussistenza delle motivazioni portate avanti a sostegno della ultra ventennale campagna mediatica contro le “sette”.
Considerando valido il totale dei “1.853 casi trattati”, si tratterebbe comunque di 370 casi l’anno, sparsi per le 99 città italiane.
In alcune città come Asti, Benevento, Nuoro, Oristano, l’Associazione dichiara di aver avuto un solo caso “trattato” in cinque anni, mentre in parecchie altre province solo due o tre casi per anno.
Metropoli da milioni di abitanti come Roma e Milano hanno avuto, in 5 anni, rispettivamente 24 e 22 casi "trattati" per anno.
In definitiva, questi 1.863 “casi trattati” sono circa lo 0,003% della popolazione Italiana!
Stando ai dati ufficiali del Ministero della Sanità, incidono enormemente di più sulla salute pubblica gli incidenti domestici di chi si frattura una gamba inciampando nello zerbino o cadendo dalle scale.
In buona sostanza, in base alle statistiche degli stessi “gruppi anti-setta”, non esiste affatto alcuna emergenza sette, proprio come non vi è alcuna dimostrazione scientifica o realmente accreditata della cosiddetta “manipolazione mentale”!
Eppure, sulla base dell’operato dei “gruppi anti-setta”, il Ministero degli Interni, ben rappresentato a questo convegno, ha reputato necessario costituire la S.A.S. (Squadra Anti Sette), dislocando personale di polizia nella sede centrale, psicologi, esperti di polizia scientifica, operatori per crimini violenti e agenti di squadre mobili messi a disposizione dalle Questure locali.
Un’altra domanda sorge spontanea, se si leggono con senso critico le statistiche del “fronte anti-sette” diffuse dalla Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII”, ed è questa: potrebbero questi “casi trattati” corrispondere semplicemente alle telefonate ricevute dal numero verde? Infatti, bisognerebbe capire come mai, a pagina 2 del fascicolo che hanno diffuso, i totali relativi alle “macro-aree” sono identificati come “segnalazioni” mentre gli stessi totali, alla rottura “per regione”, sono chiamati “casi”. Sorge quindi il lecito dubbio che queste statistiche siano semplicemente il totale delle telefonate ricevute e che siano consistite in una semplice conversazione più o meno nutrita.
Rimane il fatto che, sulla base di queste statistiche, dei parlamentari hanno proposto disegni di legge per il ripristino del reato di plagio (altrimenti denominato “manipolazione mentale”) o per istituire commissioni di inchiesta o avviare indagini. Sono stati organizzati decine di dispendiosi convegni, spesso sovvenzionati da enti pubblici, così come centinaia di articoli stampa allarmistici sono stati ispirati da questi dati. Vengono pubblicati libri di apostati o presunti esperti. Sempre e solo sulla base di un presunto “allarme sette”.
Non sembra essere un caso che alcuni dei parlamentari che hanno presentato o sostenuto questi disegni legge sono in contatto con i gruppi anti-sette elencati precedentemente.
Tuttavia, un’analisi spassionata e imparziale di un resoconto statistico potrebbe anche non fermarsi a questo punto. Ecco perché, con senso critico, si è anche provato a ipotizzare degli errori di fondo in senso pessimistico. Ovvero: si provi, per esempio, a moltiplicare per dieci il numero dei casi trattati, portandoli dunque a 18.530 anziché 1.853 (come indicato da Don Buonaiuto). Si tratterebbe comunque dello 0,03% della popolazione nazionale, ovvero ben lungi da ciò che si possa anche lontanamente qualificare come emergenza sociale, piaga nazionale, epidemia e quant’altro.
Infine, vi è anche un aspetto di indeterminatezza che riguarda la cifra iniziale, ovvero le “8.423 chiamate ricevute dal Numero Verde”: non si può sapere se fra queste siano state annoverate anche le telefonate ricevute da altri “gruppi anti-sette”. Come del resto non si può nemmeno sapere se fra di esse rientrino le chiamate di familiari che mal sopportano le scelte religiose di un congiunto che ha abbandonato la religione “di famiglia” per aderire alla Soka Gakkai o agli Avventisti o ai Testimoni di Geova, piuttosto che Scientology, o al Cammino Neocatecumenale o gli Hare Krishna.
Vista la quantità di materiale propagandistico (specialmente in Internet) che si scaglia violentemente contro la religione cattolica e contro i vari movimenti minoritari religiosi di ispirazione o matrice cristiano-cattolica (e alcuni dei “gruppi anti-sette” sembrano decisamente avere nel mirino anche questi), non si può nemmeno sapere con certezza se le cifre fornite dalla Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII” incorporino o meno le telefonate in tema, o se siano stati ignorati contatti di tale genere.
Un ulteriore quesito che ci si potrebbe porre – ma che sconfinerebbe in una problematica successiva e, se affrontato, aprirebbe un ampio ventaglio di interrogativi a corollario – è quando e in base a quali criteri si stabilisce o si è stabilito che un “caso” debba essere o meno “trattato” e chi sia tenuto a stabilirlo? Chi valuta se questo non meglio precisato “trattamento”, violi o meno un diritto umano fondamentale universalmente riconosciuto come tale, quale il libero arbitrio e la libera scelta di una persona di qualificarsi fedele di un movimento religioso?
Passando così al lato opposto del criterio di valutazione del problema, si potrebbe (e forse si dovrebbe) indagare più a fondo per determinare se questi dati statistici non siano falsati o in qualche modo resi – per così dire – un po’ iperbolici, seppur di iperbole non si possa parlare tenendo conto della quantità relativa esigua in relazione all’insieme-base (e cioè la popolazione Italiana).
In quest’ottica, risulta degno di nota che, in alcune delle province in cui sono stati segnalati dei “casi trattati”, il numero di casi risulti più alto rispetto a quelli delle altre provincie, nei cinque anni presi in considerazione. Queste provincie sono proprio quelle dove risiedono “gruppi anti-sette” o loro attivisti, come ad esempio Bari (“CeSAP” con Lorita Tinelli), Bologna (sede centrale del “GRIS” con Giuseppe Ferrari), Cagliari (“Telefono Antiplagio” con Giovanni Panunzio, “CARIS”, emanazione del “GRIS”, diretta da Mons. Ottavio Utzeri), Grosseto (“ARIS Toscana” con Maria Pia Gardini), Milano (sede ambrosiana del “GRIS” con Roberta Grillo), Novara (“SOS Antiplagio” con Giovanni Ristuccia), Roma (sede capitolina del “GRIS”), Rimini (“FAVIS” con Maurizio Alessandrini, sede locale del “GRIS” con Adolfo Morganti, più la stessa Associazione “Comunità Papa Giovanni XXIII” con don Aldo Bonaiuto), Torino (sede “GRIS” della vicina Saluzzo, con Laura Rossi), Treviso (“ARIS Veneto” con Milena Bolgan, e sede locale del “GRIS” con Giuseppe Bisetto), Verona (sede locale del “GRIS” con Antonio Fasol e Beatrice Marazzi). Ecco alcuni esempi:
Non sarebbe dunque illogico pensare che buona parte di quelle segnalazioni, che sono comunque ben poche per parlare di “emergenza sette”, siano state veicolate al numero verde dagli stessi “gruppi anti-sette” o loro attivisti.
Una così attenta disamina, del resto, è ciò che ci si aspetterebbe non solo in considerazione dell’ufficialità dei dati e del continuo coinvolgimento degli enti pubblici, ma anche perché si ha a che fare con libertà costituzionali e diritti umani sacri e inviolabili. Tuttavia, alla luce dell’esame condotto fin qui, si direbbe che non vi sia un simile attento, scrupoloso controllo.
Se poi si volesse obiettare che anche queste statistiche cominciano ad essere datate, rimane da osservare il fatto che don Buonaiuto e la sua associazione, nonché Maurizio Alessandrini con la FAVIS, sono a tutt’oggi i principali referenti della “S.A.S.” in prima linea nella propaganda per la reintroduzione del reato di plagio.
Dunque perché hanno pubblicato queste statistiche? Forse una excusatio non petita?
22 maggio 2012
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